Con la manovra finanziaria mancano all'appello del trasporto pubblico locale 1 miliardo e 600 milioni di euro. Significherà tagliare i servizi. E non servirà aumentare il biglietto. Federmobilità: "Siamo in presenza di una mancanza di risorse che non consentirà alle Regioni di programmare servizi sufficienti".
Con i tagli decisi dalla manovra finanziaria il trasporto pubblico locale sarà al collasso. Privo di risorse, tagliate in percentuali che viaggiano intorno al 75% e oltre, e con la certezza che non ci sarà opera di razionalizzazione che tenga: neanche aumentando i biglietti - politica tariffaria già seguita da diversi enti locali - si potrà fronteggiare uno stato di emergenza. Perché le conseguenze saranno gravi: taglio delle corse, compressione dei servizi, aumento del ricorso all'auto privata, oneri sociali pesanti in termini di occupazione, specialmente nelle grandi città. E il Governo, in tutto questo, ancora deve parlare.
L'allarme arriva dalla tavola rotonda organizzata oggi a Roma da Federmobilità, associazione che riunisce le amministrazioni responsabili del governo della mobilità a livello regionale, provinciale e comunale, sul tema "Manovra finanziaria e TPL". Dal Governo, col quale ci sono stati due incontri, non sono ancora arrivate risposte concrete. Spiega in apertura dei lavori Alfredo Peri, presidente Federmobilità e assessore regionale alla Mobilità dell'Emilia Romagna: "La manovra consegna ai servizi ferroviari regionali e alle ferrovie ex concesse 400 milioni di euro. Mancano 1 miliardo e 600 milioni. Quale razionalizzazione è possibile? Siamo in presenza di una mancanza di risorse che non consentirà alle Regioni di programmare e acquistare servizi sufficienti per rispondere alla domanda di mobilità". Nell'ultimo anno e mezzo, ha spiegato Peri, molti enti locali hanno già gestito la manovra del 2010 ricorrendo a "decisioni non indolori", quali aumenti tariffari significativi, anche del 20-25%. Il taglio delle risorse disposto dalla manovra è del 70-75% e a questo non si può rispondere con manovre di tipo tariffario, ha detto il presidente Federmobilità, parlando dunque di "condizioni di assoluta e straordinaria emergenza".
Il fatto che l'aumento delle tariffe non sia la soluzione per fronteggiare tagli di questa portata è condiviso dagli assessori regionali alla Mobilità a prescindere dal colore politico della giunta di cui fanno parte. Aumentando i biglietti, il trasporto pubblico locale non troverà le risorse mancanti. Ha detto l'assessore regionale alla Mobilità della Lombardia Raffaele Cattaneo sventolando un documento della presidenza del Consiglio dei Ministri: "Le risorse per il trasporto pubblico su ferro sono tagliate di 1.655 milioni di euro su 2.055 milioni di euro. È un taglio dell'80,5%". Cattaneo ha spiegato che "tagliare il TPL in queste dimensioni significa mettere in ginocchio le aree produttive del paese. Non c'è paese al mondo, tranne Hong Kong, che non contribuisca al trasporto pubblico locale con fondi pubblici. Anche negli Usa il trasporto pubblico è finanziato per due terzi da fondi pubblici. Nessuno sta pensando di ripensarlo senza contributi pubblici".
L'assessore alla Mobilità della Lombardia ha proseguito il suo intervento elencando gli effetti che l'attuale manovra avrebbe sui trasporti della sua regione. In termini di servizi, il taglio delle risorse porterebbe a tagliare una corsa su due, almeno mille su 2200 corse del servizio ferroviario. Agendo sulle tariffe, forse non basterebbe raddoppiarle. Esempio citato dall'assessore: il biglietto del treno da Varese a Milano nel 2010 costava 4,60 euro; quest'anno è stato portato a 5,65 euro; con la manovra, dovrebbe salire a 12,50 euro mentre il costo del tragitto in automobile è stimato in 8,85 euro. Chi prenderebbe il treno?
Non solo. Le Regioni hanno già in gran numero aumentato le tariffe, come pure le giunte comunali. Senza contare il traffico: aumentando i biglietti dei trasporti, molti si sposterebbero sul mezzo privato. La stima per la Lombardia citata da Cattaneo afferma che "se un quarto dei 650 mila utenti delle ferrovie si spostasse sul mezzo privato, si avrebbe una coda di auto aggiuntiva di 6.100 km, pari a Milano-New York". Per l'assessore, le soluzioni ci sono. Una, non molto gradita ma praticabile in contesto di emergenza, è quella di fiscalizzare le risorse per il trasporto pubblico e agire attraverso l'accisa sui carburanti. "Non mi piace, ma a mali estremi, estremi rimedi. Basterebbe un'accisa di 5 centesimi al litro, o forse 4 centesimi, su tutti i carburanti per coprire integralmente l'effetto di questi tagli". Oppure c'è la possibilità di inserire il TPL nella contrattazione collettiva; o di introdurre benefici fiscali "significativi" per chi usa il trasporto pubblico e non il mezzo privato.
E poi c'è la politica di Trenitalia e del suo amministratore delegato, evocata indirettamente da più parti. Commenta l'assessore alla Mobilità della Puglia Guglielmo Minervini: "La politica di Trenitalia dichiaratamente si concentra dove c'è mercato. Sui giornali locali in Puglia c'è la soppressione di corse a lunga percorrenza Bari-Roma. Il 70% della mobilità fra Roma e Bari si è spostata in aereo. Il gap infrastrutturale sta già producendo una divaricazione di opportunità. Lo smantellamento del TPL avrà effetti differenziati laddove questo gap è più grave". Senza contare che scaricare i tagli sulle tariffe sarebbe insostenibile socialmente, perché peserebbe su pendolari e sulla fascia di popolazione complessivamente più fragile. E sarebbe insostenibile per l'ambiente.
Il trasporto pubblico dovrà dunque affrontare il 2012 con solo il 20% delle risorse di quest'anno. Per questo, da Federmobilità arriva la proposta di "una grande mobilitazione che chiarisca l'effetto dei tagli al TPL".
di Sabrina Bergamini [www.helpconsumatori.it]
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